Oltre 400 gli ospiti al convegno di lunedì 21 settembre 2015 “Affrontare la demenza: insieme si può” nel corso del quale i relatori hanno trattato i diversi aspetti legati alla tematica.
Un convegno a più voci per un argomento di grande interesse collettivo, dal momento che, con l'incremento delle aspettative di vita, aumenta la percentuale della popolazione che "invecchia" ed è dunque esposta a patologie connesse all'età. Tra le malattie degenerative più diffuse, il morbo di Alzheimer, che, colpendo la memoria e la capacità di pensare, può causare stati di confusione, deliri, allucinazioni e cambiamenti del comportamento e minare così la dignità della persona.
L'intervento di apertura del convegno è stato affidato a Gianmaria Manghi Presidente della Provincia di Reggio Emilia che ha sottolineato l'importanza della collaborazione e la necessità di una sinergia tra enti, associazioni, famiglie, operatori, studiosi e istituzioni.
A seguire è intervenuto Fausto Nicolini, direttore dell’Azienda Sanitaria locale di Reggio Emilia che ha declinato il quadrilemma di Weisbrod Burton (costi/assistenza/copertura assicurativa/qualità dell’assistenza) in tempi di spending review, spiegando la difficoltà di contenere costi mantenendo alta l’assistenza, quindi occorre disinvestire per riallocare le risorse su obiettivi di alto valore in relazione ai bisogni che si leggono sul territorio con il fine di offrire migliori cure ai cittadini.
I lavori del pomeriggio sono stati coordinati dalla psicologa del programma Demenze Federica Aleotti che ha descritto i servizi presenti sul territorio reggiano: le segnalazioni partono dal Centro Disturbi Cognitivi finalizzato alla diagnosi delle demenze e ad una individuazione delle terapie, che avvengono con una valutazione multidimensionale: attività mirate, interventi flessibili e monitoraggi costanti delle condizioni del soggetto. Le finalità dei servizi, residenziali o di centri diurni che offre il territorio, sono quelle di controllare e contenere i disturbi associati alle demenze, sostenere familiari ed operatori e sviluppare collegamenti con gli altri servizi della rete.
A questo punto hanno preso la parola i coordinatori e gli operatori degli addetti ai servizi che hanno mostrato la ricchezza delle varie esperienze:
- Giuliana Gaspari, responsabile attività assistenziali integrate di RETE ha descritto le esperienze al Centro diurno Demenza, in particolare la Doll-Therapy, attività con l’ausilio di bambole, o con strumenti tecnologici, con l’obiettivo di cercare la partecipazione attiva delle persone e di centrare gli interventi nel rispetto dei loro interessi, delle loro caratteristiche personali e delle loro potenzialità funzionali.
- Maura Becchi, animatrice al Nucleo Residenziale demenza di Villa Erica di RETE ha descritto l’ambiente protetto del nucleo, la personalizzazione degli interventi che quotidianamente si mettono in campo, l’importanza delle motivazioni e dell’affacendamento degli ospiti nell’affrontare la giornata e le attività realizzate con gli obiettivi di preservare le funzionalità residue, diminuire i disturbi del comportamento e produrre benessere.
- Maria Elisa Finelli, geriatra dell’Ausl di Reggio Emilia ha spiegato tecnicamente l‘utilizzo delle schede NPI che si elaborano durante le valutazioni di equipe con infermieri, psicologi, fisioterapisti e medici.
- Angela Ugolotti educatrice di Coopelios di Villa Minozzo ha sottolineato l’importanza alla dimissione della continuità di cura nella rete dei servizi territoriali.
- Alessia Costa Pellicciari dell’ Asp Progetto Persona si è focalizzata sul valore della relazione tra persone, malati, famiglia e gruppo di lavoro, sottolineando l’approccio bio-psico-sociale.
E’ stato poi il momento di Rabih Chattat, Professore del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna, che con apprezzabile chiarezza ha sollecitato riflessioni sul concetto della salute sociale, un equilibrio dinamico tra opportunità e relazioni. Il professore ha indicato eventuali barriere all’inclusione sociale che occorre considerare:
- fattori soggettivi: attitudini, esperienze passate, interessi,
- fattori esterni: stigma, pregiudizi, discriminazioni
- fattori ambientali: barriere comunicative, fisiche e normative
L'intervento ha permesso di individuare i concetti chiave dell'approccio centrato sul benessere sociale, da qui la necessità di “rifornire il Sé Sociale” degli ospiti affetti da demenza dando spazio a ruolo, considerazione, rispetto, dignità, decisioni condivise, riconoscimento e partecipazione, grazie alla creazione di relazioni appaganti e “contesti adattivi”. Necessario è rifornire anche i familiari con la collaborazione, la partnership, riconoscendo il loro ruolo di care-giver, e costruire “stazioni di rifornimento” con professionisti attenti e competenti, contesti adeguati e adattivi, una comunità amichevole ed una società inclusiva dove una persona con limitazioni può stare con gli altri.
Il Docufilm “Al di là del tempo, oltre le parole” ha poi raccontato con commozione, sorriso e con le parole di familiari, ospiti e volontari l’esperienza degli Alzheimer Caffè coordinati da AIMA, una vera e propria risorsa per l’assistenza. Sono luoghi di inclusione sociale dove si propongono attività piacevoli per gli ospiti e dove i familiari hanno l’opportunità di confrontarsi tra loro supportati da psicologi: sono luoghi di impegno, sorriso, condivisione, relazione, intreccio, compagnia, identità, accoglienza, sostegno, opportunità, valore, osservazione, confronto, svago, partecipazione, comunità, incontro, calore, storia, gratificazione… e anche qualcosa di più “oltre le parole”.
Le conclusioni del pomeriggio sono state affidate a:
Roberta Boiardi – Direttore programma Demenze dell’Ausl di Reggio Emilia, Simonetta Cavalieri – Presidente AIMA- e Raffaele Leoni – Presidente di RETE, il messaggio su cui si è fondato il convegno, e che contestualmente è stato trasmesso, è quello della “sinergia che è dimostrazione della realtà: la malattia di Alzheimer non può e non deve essere affrontata da soli”. Commenti a più voci dei protagonisti ai lavori riguardano anche l'importanza di mettere al centro la persona e non la malattia, di creare un sistema e una cultura di solidarietà e accoglienza che faccia sentire sia i malati che i loro familiari parte della loro comunità.
Raffaele Leoni ha infine indicato alcuni spunti dell’incontro della giornata che possono essere linee guida per il futuro:
- la misurazione dei risultati nei progetti,
- la valutazione dei servizi da parte dei familiari per avere un giudizio di efficacia e appropriatezza da parte di chi ne usufruisce,
- la partecipazione attiva dei familiari nella progettualità offrendo sostegno psicologico.
Il Presidente di RETE ha concluso – “nelle politiche rivolte alle persone con fragilità l’unico punto di riferimento della nostra azione è che nessuno sia lasciato solo ad affrontare questi problemi, questa è la società di un welfare inclusivo, perché insieme ce la possiamo fare.”
Scarica qui le slides con i materiali del convegno: