Nel novembre del 2023 si è svolto il corso di formazione sul campo per coordinatori infermieri e responsabili delle strutture per anziani di Asp “La cultura delle cure palliative come educazione alla vita”, tenuto da professionisti dell’Associazione Zero K.
Ha aperto la mattinata l’Assessore a Bilancio e Welfare del Comune di Reggio Emilia Daniele Marchi ricordando l’importanza di questi incontri sotto il profilo umano ed esistenziale e la sensibilità di pensare e progettare corsi per la cura del personale che opera nelle strutture, perché – Il lavoro di cura va curato-.
Mariella Martini, Presidente di ASP, ha ricordato il sostegno concreto del Comune di Reggio Emilia ad Asp e ha ringraziato l’Associazione Zero K per aver colto l’opportunità di approfondire il tema delle cure palliative nel nostro contesto.
Una formazione, tenuta da Massimiliano Cruciani e dalla dott.ssa medico palliativista Francesca Imonti che ha toccato il cuore collegando la divulgazione formativa alle emozioni, anche grazie a sottofondi musicali che trasformavano le percezioni del pubblico in sonorità, ed esplorando il tema dal punto di vista filosofico ed umano.
Il futuro delle cure palliative deve essere tempo di qualità di vita, senza condizionamenti culturali per prendersi cura della persona nella sua dignità e nel suo contesto per poter gestire dolore, spiritualità, socialità, psicologia. La forza è quella dell’ equipe, di un gruppo multi-professionale di collaboratori composto da operatori, infermieri, medici, responsabili assistenziali, coordinatori, uno stare insieme per condividere l’obiettivo di migliorare la qualità della vita di ospiti e familiari. Le cure palliative sono un valore e un diritto (L.38/2010) che offrono vita e dignità al tempo accompagnando malato e famiglia.
Un approccio narrativo per umanizzare sempre di più il processo di cura e di consapevolezza per innescare un cambiamento culturale che prevede alla base l’importanza degli aspetti relazionali e di ascolto.
Con la legge n. 219 del 2017 è stato inoltre introdotto il testamento biologico, conosciuto anche come “DAT – Disposizioni anticipate di trattamento”, una dichiarazione in cui il cittadino può esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari e il Comune di Reggio Emilia ne tiene un registro.
E’ stata una giornata di formazione importante che ha consentito di allargare gli orizzonti di professionisti socio-sanitari, responsabili e operatori, affinché possano riconoscere le sensibilità e sappiano trasmettere la cultura palliativista come un bene per la persona ed un valore sociale.
Nel marzo 2024, il Teatro Cavallerizza ha accolto “Sotto le stelle della cura” evento culturale, realizzato in collaborazione con l’Associazione Zero K, per parlare di cure palliative attraverso le forme espressive dell’arte contemporanea.
Ha aperto il pomeriggio Mariella Martini Presidente di ASP REGGIO EMILIA presentando l’evento come un’opportunità per dialogare sul tema in modo inusuale perchè la cultura sollecita riflessioni e apre nuove prospettive.
Daniele Marchi, assessore al Welfare del Comune di Reggio Emilia, ha sottolineato l’importanza e la necessità di condividere esperienze e riflessioni; scegliere inoltre l’arte come linguaggio per trattare la fragilità permette di ritessere legami e connessioni su un argomento delicato e attuale.
Sono seguiti gli interventi di Valerio Iacomino, infermiere Ausl, che ha descritto gli approcci tecnici e la necessità di prendere in carico la persona prima della situazione di dolore facendo leva sull’importanza delle relazioni e dell’esserci, quindi “non di fare, ma di stare”.
Maura Poppi, Responsabile del Servizio Anziani di ASP, ha ricordato come l’azienda sia pronta culturalmente ad affrontare questo percorso grazie ad investimenti di formazione e progetti; occorre ora un lavoro anche sui singoli, sia professionisti che care-giver per continuare questo approccio culturale facendo leva su conoscenza e sensibilizzazione.
Laura Culzoni, medico palliativista del territorio, ha ricordato l’obiettivo principale delle cure palliative, dare qualità e dignità alla vita del malato fino alla fine. In questo delicato momento dell’esistenza sopraggiunge l’esigenza di ricevere un supporto che lenisca il dolore, inteso non solo come esperienza fisica e clinica, ma come processo esistenziale. Prendersi cura significa quindi occuparsi anche del dolore psicologico, sociale e spirituale ed anticipare la sofferenza.
Silvia Tanzi, medico palliativista che si occupa di ricerca e formazione ha sottolineato l’importanza di una pianificazione condivisa delle cure, soprattutto nelle persone con demenza occorre affrontare prima un dialogo sulle scelte di cura che si proporranno. I colloqui e i confronti sono di grande aiuto per definire priorità soggettive ed evitare accanimenti o scelte non condivise.
Informazione e racconto permettono di tessere i legami della conoscenza con l’obiettivo di innalzare la qualità di vita e percorrere insieme a chi è malato quel tratto di strada che per ciascuno di noi è diversa.
Realizzare un’intesa e creare una relazione per cogliere le paure e i timori affinché questi vengano accolti, sostenuti e non ignorati o banalizzati.
Questo potere, questo abbraccio può avvenire anche in “1 minuto di silenzio”, quello dello spettacolo teatrale di Saverio Bari, attore, regista e drammaturgo che nel buio del Teatro Cavallerizza seduto su una sedia traccia una linea dritta dalla Grecia antica agli anni 80 in quella parte d’Italia dimenticata che è la Calabria. Designa la filosofia greca e racconta la storia di un uomo semplice, con una vita umile, che nel silenzio trova la relazione e il più bello dei discorsi da tenere con sè stesso, gli altri e Dio.